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Conoscevo il Generale da circa settant’anni 

Da quando, giovane studente universitario, aiutava mio padre nel suo lavoro di commissionario ortofrutticolo. Dopo la laurea in legge e l’arruolamento nel corpo della Polizia di Stato, è stato sempre così gentile da venire a salutare la nostra famiglia tutte le volte che ritornava a Chiaiano. In tal modo ho potuto seguire ogni tappa della sua brillante carriera fino al raggiungimento del suo massimo grado.

Le caratteristiche del mio amico che più mi hanno colpito sono state la sua ferrea volontà e la tenacia con cui ha perseguito gli scopi che si era prefisso. Qualità essenziali per lui che, figlio di contadini, negli anni quaranta e primi anni cinquanta, gli hanno permesso di farsi strada in un ambiente spesso ostile che tendeva ad emarginarlo. La durezza del suo percorso tuttavia non è riuscita a mortificare la gentilezza del suo animo e gli onori dei suoi successi non gli hanno mai fatto perdere la semplicità. Il poeta non è mai stato sopraffatto dall’uomo in carriera. Ciò ha fatto sì che non dimenticasse mai la sua famiglia, il suo territorio e la sua gente. A questi valori è ispirata la maggior parte della sua produzione letteraria. Orgoglioso delle sue origini, innamorato della natura che lo ha circondato nella sua infanzia e adolescenza, ha descritto in delicati versi la bellezza del suo paesaggio e la genuinità della cultura agreste. Gli affetti familiari sono stati per lui dei valori indiscutibili. Commovente è il ricordo della madre a cui fino in tarda età si è rivolto come fosse un bambino e grande è stata la devozione nei confronti del padre. Mai è venuto meno l’affetto verso gli altri fratelli e sorelle. Con gli stessi principi ha creato la sua nuova famiglia dove amore rispetto e concordia regolano i rapporti tra i vari componenti. Tenero è il sentimento che fino agli ultimi giorni lo ha legato alla sua sposa a cui ha sempre dedicato poesie e omaggi floreali, non mancando di elogiarla in ogni occasione pubblica o privata.

La valorizzazione dei suoi luoghi d’origine è stata una costante del suo impegno civile e culturale. Ha fatto sentire la sua voce in ogni contesto istituzionale preposto e attraverso mezzi di informazione per rivendicare una doverosa riqualificazione ambientale del territorio a lui caro. Quanti condividono tali motivazioni e si adoperano per la valorizzazione di questi luoghi, sono stati da lui definiti “I Figli della Selva”.

Credo che chiunque l’abbia frequentato ha potuto trarre degli insegnamenti dal suo modo di vivere che è stato un esempio di rettitudine, discrezione e rispetto per gli altri.

Per quanto detto considero un privilegio essere stato amico di Giovanni Baiano.