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LA MIA ELEONORA

Questa ultima fatica di Ersilia Di Palo

di Eleonora Pimentel Fonseca, coinvolge il lettore dalla prima all’ultima riga in una narrazione che non è una semplice esposizione di fatti storici. Si tratta di una vero e proprio racconto che ha due pregi: da un lato crea una connessione sentimentale tra il lettore e le vicende narrate, un’atmosfera coinvolgente, con capovolgimenti di situazioni, attese e speranze; dall’altro impegna il lettore a riflettere sulla dolorosa vicenda della repubblica napoletana del 99 che , per la sua complessità, profondità e sfaccettature, non può rientrare in categorie che avrebbero come unica conseguenza, la riduzione di un evento ricco di significati, al tentativo velleitario di un gruppo di intellettuali di rovesciare un regime. 

Quello che colpisce di questo testo è lo spazio dato al vissuto, all’erlebnis, alla vita dei singoli personaggi, alle loro contraddizioni, alle loro fragilità. Non è una descrizione di fatti storici: la scrittrice penetra nella profondità degli eventi, assume la veste di talpa che scava in lungo e in largo nell’anima non solo dei repubblicani, ma anche del re Ferdinando a tutti noto come il ”re lazzarone”, conosciuto come un monarca volgare, prepotente; in realtà per buona parte, il suo regno fu una monarchia illuminata, che sperimentò progetti all’avanguardia come quello di San Leucio che prevedeva l’istruzione obbligatoria per i figli del popolo, case agli operai, lavoro ben pagato. 

È un’analisi a 360 gradi che compie l‘autrice e la effettua con sguardo scaleno, senza sposare pregiudizialmente nessuna tesi pro o contro la monarchia, pro o contro la repubblica.

In questa narrazione delle diverse fasi della repubblica napoletana, emerge la figura della marchesina Eleonora, eroina tragica, il cui destino si identifica con quello della città di Napoli, un destino in cui si intrecciano, come in una danza, verità e falsità, illusioni e disincanto, speranze e rassegnazione.

Il titolo del testo: la mia Eleonora tra storia e mito. L’aggettivo possessivo che precede il nome della marchesina è emblematico del legame che unisce l’autrice a Eleonora non solo, del rapporto tra Eleonora e Napoli, un rapporto che una poesia della stessa marchesina mette in luce. Eleonora, portoghese, vissuta a Roma, trasferita bambina a Napoli, si innamora di questa città, dei suoi colori, del rumore festante, della gioia scoppiettante dei suoi abitanti. Eleonora imparerà a parlare in dialetto per poter comunicare con la gente del popolo. È lei la coscienza infelice della rivoluzione napoletana, è lei che si rende conto che, per parlare al popolo, bisogna adottare lo stesso linguaggio per farsi capire, è lei che si rende conto della distanza abissale che separa il popolo dagli intellettuali, è lei che attraverso il Monitore cercherà di proporre una pedagogia popolare, una formazione, un orientamento della povera gente. Un tentativo coraggioso, che rivela una forza leonina, una determinazione straordinaria che non verrà premiata, non verrà capita, tutt’altro. Sarà lei, proprio lei, ad essere sbeffeggiata con crudeltà proprio da quel popolo al quale aveva dedicato la sua vita. Il rapporto tra Eleonora e Napoli è una questione con la quale non abbiamo ancora chiuso i conti. La repubblica napoletana, la sua brevissima vita, pone a tutt’oggi domande che chiedono una risposta, problemi che chiedono una soluzione. Quei martiri giustiziati a piazza Mercato, chiedono che si faccia luce su un momento tra i più bui della storia di questa città. E la storia della marchesina Eleonora è emblematica di un groviglio di fatti storici che non possono essere risolti con narrazioni agiografiche che si limitano a santificare chi, in quel tempo disgraziato, fu massacrato, deriso, violentato pubblicamente. Il lavoro di Ersilia Di Palo rappresenta una occasione per rivedere e riflettere su quella stagione che a tutt’oggi rivendica comprensione, analisi non pregiudiziale, onestà intellettuale per potersi annoverare tra i grandi contributi dati alla storia di questa città.