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Il prezzo pagato
La pandemia è finalmente in regressione. Il numero dei contagi va man mano calando, i ricoveri in ospedale sono sempre meno frequenti...

La pandemia è finalmente in regressione. Il numero dei contagi va man mano calando, i ricoveri in ospedale sono sempre meno frequenti e pochi ammalati necessitano di terapia intensiva. I decessi si sono ridotti a poche decine al giorno (la media pro die degli ultimi sette giorni è di 43). Sono sempre tanti e anche se fosse uno solo sarebbe grave, ma in confronto alle centinaia di morti giornalieri, registrati nei mesi scorsi, è un risultato importante che fa sperare in una prossima fine di questa emergenza.

Il prezzo pagato per arrivare a questo risultato è stato altissimo. Fino ad oggi (20/06/2021), in Italia ci sono stati 4,25 milioni di contagi e ben 127.000 persone hanno perso la vita. È come se fosse scomparsa un’intera città di medie dimensioni. Nella sola Campania le vittime sono state 7379 su un totale di 423.000 contagi. Non si devono leggere queste cifre come dati statistici, dietro tali numeri si celano il dolore di tante famiglie e la sofferenza di quanti sono stati colpiti dalla malattia. I morti sono stati pianti da lontano e la solitudine ha accompagnato i decessi.

Meno toccanti ma pur sempre gravi sono state le ripercussioni economiche che si sono avute per la stasi di tutte le attività produttive. Il debito pubblico è arrivato alla stratosferica cifra di 2685,5 miliardi di euro. Molte attività hanno chiuso i battenti e centinaia di migliaia di posti di lavoro si sono persi. Sono state evitate tensioni sociali grazie al blocco dei licenziamenti e al reddito di cittadinanza. Misura, quest’ultima, che ha interessato 1,18 milioni di famiglie. Le imprese in difficoltà hanno usufruito delle agevolazioni previste dai vari “decreti ristori”.

Il sistema sanitario è stato ad un passo dal collasso e solo in parte ha potuto far fronte al trattamento delle patologie ordinarie. Sono stati rinviati migliaia di interventi chirurgici e persino gli ammalati oncologici hanno subito ritardi nelle loro cure. Ai morti per la pandemia si sono così aggiunte altre vittime indirettamente colpite per mancanza di assistenza. Gli ambulatori pubblici sono stati in gran parte chiusi e l’accesso ai reparti di degenza è stato impedito ai familiari dei ricoverati. Le persone si sono curate di meno per paura di accedere agli ospedali. Gli studi medici, specie quelli odontoiatrici, sono andati deserti.

Le libertà personali sono state fortemente limitate. Nelle fasi più critiche è stata impedita la libera circolazione delle persone e si è istituito il coprifuoco come in tempo di guerra. Le scuole sono state chiuse, le lezioni sono state fatte da remoto così come gli esami.  Lo stesso sistema è stato adottato dalle università.

Speriamo che questa brutta pagina della nostra storia stia per chiudersi definitivamente. Il risultato raggiunto, anche se non ancora completo, è da ascriversi alle norme di isolamento interpersonale, al rispetto delle regole da parte dei cittadini e alla campagna vaccinale praticata su larga scala.

Attenzione però, ora più che mai dobbiamo stare attenti. La zona bianca non significa un “liberi tutti”. Bisogna ricordare che il virus non è ancora scomparso e,in modo subdolo, si trasforma in varianti diverse che spesso presentano una maggiore contagiosità. Si badi che la cosiddetta immunità di gregge è ben lungi dall’essere raggiunta e che è incerta l’azione degli attuali vaccini su tutte le nuove varianti.

Per rispetto delle vittime di questa emergenza e in considerazione dei sacrifici fatti, si raccomanda di non abbassare la guardia e adottare ancora comportamenti prudenti tesi ad allontanare lo spettro di una nuova ondata di contagi.